Inter tra tensioni e divisioni: la polveriera esplode in America

Da Charlotte a Milano con un bagaglio di polemiche: lo scontro Lautaro-Calhanoglu spacca lo spogliatoio nerazzurro

Aria di tempesta. Dalla semifinale di Champions League a Monaco alla turbolenta trasferta americana, l’Inter sembra aver cambiato volto in poche settimane. La squadra che aveva cullato il sogno europeo si è trasformata in un ambiente teso, dove volano accuse reciproche e dove la “Lautarocrazia” inizia a mostrare le prime crepe. Lo sfogo del capitano argentino dopo la sconfitta contro il Fluminense al Bank of America Stadium ha scatenato una reazione a catena che ha mostrato quanto sia fragile l’equilibrio interno.

Il caso Calhanoglu al centro della bufera

Comunicazione frammentata. “Il messaggio è chiaro, chi non vuole restare, arrivederci”, aveva tuonato Lautaro senza fare nomi ma con un destinatario che sembrava evidente. Nonostante il tentativo di Marotta di circoscrivere il problema (“Quando un giocatore vorrà andare via, la porta sarà spalancata. Questo discorso può essere riferito a Calhanoglu”), la questione ha rapidamente assunto dimensioni più ampie, rivelando che il malessere serpeggiava già da tempo.

Il regista turco, rientrato in Italia per un infortunio, era finito nel mirino per alcuni comportamenti ritenuti poco professionali: foto in spiaggia pubblicate sui social mentre i compagni affrontavano gli impegni americani, messaggi nostalgici verso il Galatasaray e un atteggiamento percepito come distaccato. La risposta del centrocampista non si è fatta attendere: “Negli Usa ho riportato un altro infortunio, per questo non ho potuto giocare. Non c’è altro. Nessun retroscena. Abbiamo perso. E fa male. Quello che mi ha colpito di più, però, sono state le parole arrivate dopo. Parole dure. Parole che dividono, non uniscono”.

Lo spogliatoio si divide

Alleanze inattese. Ciò che ha sorpreso maggiormente è il sistema di alleanze che si è rapidamente formato. Al post di Calhanoglu hanno messo “like” non solo l’amico Arnautovic, ma anche Marcus Thuram e persino Gaia Lucariello, moglie di Simone Inzaghi. Anche la consorte del turco, Sinem, è entrata nella mischia con un messaggio eloquente: “Alcune persone non sono leali a te. Una volta che i loro bisogni cambiano, lo stesso vale per la loro lealtà”.

Questo scenario evidenzia come la leadership di Lautaro, sancita dal recente rinnovo fino al 2029 e dalla fascia di capitano ereditata dopo l’addio di Lukaku, non sia unanimemente accettata nello spogliatoio. Anche il suo scudiero Thuram, apparso poco brillante nella parte finale della stagione e distratto nell’ultima uscita americana, sembra insofferente alla nuova gerarchia interna.

La posizione di Chivu

Equilibrio da trovare. In questo contesto turbolento, Cristian Chivu appare quasi un osservatore esterno, travolto da dinamiche preesistenti. Nelle tre settimane americane, l’allenatore romeno ha cercato di rigenerare il gruppo ma si è ritrovato al centro di un temporale inaspettato. “Guardo il bicchiere pieno, se no mi viene il mal di testa”, ha commentato con apparente distacco, aggiungendo: “Queste settimane mi sono servite per capire le ferite, il carattere, l’orgoglio di questa squadra”.

Il confronto tra staff e giocatori c’è già stato prima del rientro in Italia, ma per Chivu la vera sfida inizierà quando, attorno al 20 luglio, si radunerà la prima parte della rosa. Sarà in quel momento che il tecnico dovrà incarnare quel “dittatore democratico” che ha dichiarato di voler essere, trovando un equilibrio tra l’autorevolezza necessaria e il rispetto delle dinamiche di gruppo.

Un futuro da ricostruire

Cicatrici da rimarginare. L’Inter ha guadagnato 35 milioni dalla tournée americana, ma torna con un bagaglio pesante di tensioni da risolvere. Come ha rivelato Barella: “Ci siamo interrogati tra di noi sulle cause [del ko in Champions] e ognuno aveva una risposta diversa…” – una frase che fotografa perfettamente la confusione interna, accentuata dall’addio di Inzaghi e dalle sue modalità.

I tifosi seguono con interesse l’evolversi di queste dinamiche, confrontando opinioni e analizzando possibili sviluppi anche attraverso le piattaforme specializzate dove è possibile leggere quali sono le migliori recensioni su Goldspin e altri portali che offrono approfondimenti sulle prospettive della squadra per la prossima stagione.

In un momento in cui la leadership carismatica sembra fondamentale per mantenere uniti gli spogliatoi, è interessante osservare come altre squadre gestiscono i propri campioni, con esempi positivi come quello raccontato nell’articolo sulle scelte di formazione che vedono Di Maria titolare, dimostrando come i grandi giocatori possano essere integrati armoniosamente in un progetto tecnico quando le gerarchie sono chiare e condivise.

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