Il sacco di Mantova e la peste portata dai lanzichenecchi

Mantova era una città rigogliosa, nel pieno della sua ricca storia quando nel XVII secolo ebbe inizio la devastazione più totale.

Arrivano i lanzichenecchi

Il 18 luglio 1630, Mantova venne messa a ferro e fuoco dalle truppe di lanzichenecchi assoldati dall’Imperatore Ferdinando II. In realtà tutto aveva avuto inizio alla morte di Ferdinando Gonzaga: il fratello Vicenzo II, non avendo eredi, nominò suo successore Carlo di Rethel. L’erede apparteneva al ramo cadetto francese: i Gonzaga-Neves. Alla morte di Vincenzo II nel 1627, gli Spagnoli vollero evitare che il Monferrato finisse sotto il potere di una dinastia francese, così si accordarono con Carlo Emanuele I di Savoia che mise sotto assedio Casale, con l’aiuto delle truppe spagnole guidate da Ambrogio Spinola.

Luigi XIII non apprezzò questo comportamento e, senza dichiarare ufficialmente guerra agli spagnoli, scese in Italia sconfiggendo Carlo Emanuele, liberando Casale dall’assedio, occupando la fortezza di Pinerolo e imponendo ai Savoia di non intromettersi nelle ostilità contro Mantova. L’intervento esplicito dei francesi, però, agitò gli imperiali che spedirono subito una parte delle truppe di Albercht von Wallestein che conquistarono Goito e poi misero sotto assedio Mantova. La città resistette per 6 mesi, poi crollò, nonostante gli aiuti da parte della Repubblica di Venezia.

Dopo tutti gli sforzi di Mantova, la notte tra il 17 e il 18 luglio un reparto straniero riuscì ad entrare a porta San Giorgio, probabilmente grazie al tradimento di un mercenario svizzero. Da quel momento incominciò il periodo più buio della città: i nobili furono costretti ad abbandonare tutto, mentre i palazzi ricchi di capolavori, vennero depredati senza pietà, strappando, distruggendo e lacerando, come solo un popolo culturalmente abbietto avrebbe potuto fare.

La popolazione: violenze, morte e peste

Molte persone furono torturate, uccise, saccheggiate e tutto venne bruciato e distrutto. Quando le truppe tedesche vennero richiamate in patria perché l’Imperatore aveva sposato Eleonora Gonzaga, la città tornò nelle mani dei Gonzaga-Neves, ma il terrore non era ancora finito. I lanzichenecchi avevano portato con loro le pulci che diffusero la peste in un batter d’occhio. Non c’erano le conoscenze di oggi, non si sapeva che erano questi animali o i ratti a portare la malattia. Oggi, in presenza di topi, contatteremmo www.impresadipulizieroma.info per far derattizzare un magazzino, una casa, una struttura, ma allora queste cose erano impensabili. Sarà Alessandro Manzoni, con i Promessi sposi e Storia della colonna infame, a raccontarci tutti i dettagli della peste che colpì questa zona e si diffuse a macchia d’olio.

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